Come quartiere, Cenisia gioca la parte del fratello più timido, ma non per questo meno affascinante.
Il vicino Borgo San Paolo, con cui condivide un cuore (piazza Sabotino) e l’identità, è un gemello ingombrante abituato a rubargli la scena. Nel rettangolo a nord di corso Peschiera e fino a corso Vittorio Emanuele II, da corso Trapani a corso Castelfidardo, Torino va formalmente sotto il nome di Cenisia, ma in quanti tra le vie a nord di piazza Sabotino pensano di essere a San Paolo? Se è così, dipende in parte dalla sua condizione di sospensione, tra la più signorile Cit Turin e il fratello popolare. Disposto a ospitare allo stesso modo vecchie fabbriche e bei negozi, case operaie e costruzioni recenti, più che un’identità indefinita Cenisia sembra averne multiple: borgo, area produttiva, zona di commercio, di nuova residenzialità in ordine sparso. Vissute tutte con grande naturalezza, con la convinzione che il tempo sa amalgamare gli ingredienti, anche i più diversi. Per il nucleo nato accanto allo stradone verso la Francia – il nome Cenisia riprende quello del valico alpino del Moncenisio – e ingrandito con l’industrializzazione di inizio Novecento, il contrasto vero è con quanto risiedeva oltre la cinta alla fine del secolo precedente. Dall’altro lato delle mura stavano grandi strutture invalicabili, pensate per riparare e mettere al riparo. Oggi che la cinta è crollata, nonostante gli anni trascorsi lo scarto è colmato solo in parte. Da un lato di corso Ferrucci rimane il labirinto di strade e piccole vie, abitato e animato dal commercio di ogni taglia; dall’altro, l’area rigida occupata dai piccoli giganti: carcere, vecchie officine, tribunale, università. Prima che stile e utenza, sono le proporzioni a variare tra le due parti, come in uno zoo con due gruppi di animali di specie diverse. Un itinerario si inoltra tra le tante specie del primo, l’altro si aggira per le gabbie del secondo; in molte si può anche entrare. Un secolo è passato da quando le mura isolavano Cenisia, molto è mutato nella fascia compresa tra i vecchi confini e la ferrovia su corso Castelfidardo. L’area ai bordi con il Centro e Cit Turin è destinata a modificarsi ancora, ospitando in futuro i veri giganti. Ammesso che interessi loro, dovranno far scorrere un po’ di tempo per inserirsi con naturalezza tra le personalità multiple di Cenisia e dintorni.
[L’altra Torino, Espress Edizioni, pag. 179]