Il Lingotto è stato un borgo a trazione agricola e oggi è un quartiere a tradizione mista, nel senso che, a differenza del «gemello» Nizza da cui lo separa la ferrovia, non è stato coinvolto in una capillare riconversione industriale.
Anche e soprattutto perché il Lingotto-fabbrica è da una parte dei binari, il Lingotto-quartiere dall’altra.
Quest’ultimo è infatti delimitato a est e a nord dalla ferrovia e dal passante ferroviario, a sud da via Onorato Vigliani, a ovest da corso Unione Sovietica. La vocazione mista della zona è iniziata nel Settecento, con la creazione dei primi grandi assi stradali per collegare Torino alla Liguria: all’epoca, questo era uno spicchio di campagna disegnata in linee e punti. Le linee erano le strade e stradine che si irradiavano dalla città, unendola ai paesi limitrofi e separando i possedimenti delle diverse tenute agrarie, e le bealere, i canali artificiali per l’irrigazione di campi e orti. Queste, derivate dalla Dora Riparia, si gettavano nel Po, e le maggiori lo fanno ancora, seppure a livello sotterraneo. I punti erano invece le cascine, ognuna delle quali formava un’unità produttiva autonoma e indipendente, che riforniva la città di frumento, ortaggi e bestiame. Spesso erano di proprietà reale, nobiliare o dell’alta borghesia e costituivano ricche fonti di rendite. Tra i grandi proprietari terrieri c’era la famiglia Lingotto, di Moncalieri, tenutaria di un complesso agricolo-residenziale che ha dato il nome all’intera area. È stato nell’Ottocento che la nuova vocazione industriale della città ha preso il via, anche se bisogna aspettare il Novecento perché il Lingotto arrivi davvero in città, grazie all’illuminazione elettrica, inaugurata in questa zona nel 1915. E nello stesso periodo, tra il 1910 e il 1925, è cresciuto anche il grande smistamento ferroviario che portava verso Genova, separando definitivamente le aree a est e ovest, Nizza e Lingotto. Da questo momento Nizza è diventata sempre più industriale, Lingotto è restato piuttosto agricolo, finché ha potuto, per poi maturare un tessuto misto, basato anche sul commercio, grande (mercati generali) e piccolo. Oggi la trama è piuttosto complessa, tra costruiti e non costruiti urbani, in un borgo vecchio dove si trova molto di nuovo, tanto virtuoso quanto vizioso.
[L’altra Torino, Espress Edizioni, pag. 73]